lunedì 12 marzo 2012

Lo Sfursat 2006 di Nino Negri: Nebbiolo della Valtellina per iniziare la settimana

Alla ricerca di emozioni, di sensazioni inedite, intime, da ricordare e tenere nel proprio archivio per un pò.
Lasciare che la polvere ricopra la freschezza iniziale, ma senza intaccare il ricordo, senza ridurre l'intensità del primo contatto.
Questo mi piacerebbe trovare in un vino che degusto appositamente. Questo mistero mi piacerebbe invadesse le mie vene mescolandosi nel sangue e forgiando la mia anima a nuova vita, ogni volta come la prima volta.

Ma tutto ciò ha un prezzo, dato dalla costante ricerca di vini in grado di donarsi in questo modo, di soddisfare il binomio corpo-spirito e di rispondere al paradigma "bere per ricordare", e non il triste contrario.
Trovare vini in grado di emozionare nel vero senso della parola non è mestiere facile e necessita di costanza, pazienza, tempo e un pò di fortuna.

E' quindi doveroso e onesto ritornare sulla terra e provare a raccontare due cose sullo Sfursat 2006 di Nino Negri, Nebbiolo (Chiavennasca) di 15,5% facente sempre parte di quella partita di vini non particolarmente esaltante che il simpatico enotecario di Bormio mi ha elegantemente suggerito qualche mese fa.

Il colore non tradisce, è un Nebbiolo a prima vista, granato al punto giusto con già qualche nota aranciata.

Al naso le suggestive illusioni decantate e desiderate nella precedente patetica dichiarazione di intenti purtroppo rimangono languidamente ai box.
Nulla di negativo intendiamoci. Ma sicuramente un classico deja-vu.
Olfatto poco intenso ma soprattutto abbastanza lineare e ordinario, senza nessun richiamo particolare o complessità e ampiezza che spingono le narici a tuffarsi ripetutamente per cercare di svelare qualche passaggio nascosto o meno immediato.
Frutta rossa e note marmellatose, e ancora sentori canonici di vaniglia e tostatura, tipici del barrique (nonostante questo vino faccia anche botte grande) e non particolarmente amati dal sottoscritto. Chiodi di garofano e qualce ricordo di pepe emergono più fini dopo le prime impressioni.

In bocca va molto meglio, fresco ben sostenuto da un'acidità brillante ma non eccessiva, con un tannino di spessore ma già discretamente levigato, un' ottima struttura e un retrogusto piacevolmente amarognolo che accompagnano un finale quasi da competizione.

Da abbinare ad arrosti e brasati, a cacciagione e formaggi ben stagionati, ed in generale con la cucina valtellinese.

Tra i 26€ e i 30€ in enoteca.

Un buon vino senza dubbio ma speravo in qualcosa di più ricercato e profondo.

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1 commento:

Blackswan ha detto...

Una vera estasi.Uno dei vini che rendono migliore la nostra permanenza in terra.Ne ho una bottiglia in cantina e atendo l'occasione giusta per aprirla.

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